Il tecnico biancorosso analizza la sconfitta di Trieste e parla anche di mercato: “Non voler vedere le nostre difficoltà sarebbe un peccato mortale”
Non può ovviamente essere soddisfatto coach Ramagli, che, nel dopo partita di Trieste, non nasconde la propria delusione: “Ci voleva un diverso livello di lunghezza nelle rotazioni, di fiducia e di autostima per pensare di venire qui a giocare ed essere competitivi. Nel momento in cui si sono aperte le rotazioni, a fine primo quarto, abbiamo incassato un brutto parziale, che poi si è ampliato nel secondo quarto, finendo per risultare decisivo. Fra i vari dati che ci dicono quanto, in questo momento, il nostro livello di autostima sia basso, cito quello dei tiri liberi: ne abbiamo tirati 31, convertendone solo 17. E’ chiaro -spiega il tecnico- che questi numeri, da soli, dicono già molto. Oggi poi, in particolare, avevamo anche dei problemi fisici: Kerron Johnson era reduce da qualche giorno a riposo per dei fastidi a un gomito, Krubally all’ora di pranzo si è bloccato di schiena. Siamo riusciti a rimettere entrambi in piedi, ma la verità è che contro l’energia, l’aggressività e le rotazioni di Trieste serviva qualcosa in più. Purtroppo ci manca costanza di rendimento: nei vari momenti della gara pensiamo a guardare troppo il tabellone e questo ci condiziona, perché pensiamo a quanto siamo sotto e ciò non fa altro che acuire le nostre difficoltà. Dobbiamo chiuderci in palestra e continuare a lavorare”.
Ramagli parla poi anche del proprio futuro e dell’eventuale ricorso al mercato: “Se mi sento in discussione? Ogni lunedì sono abituato a mettermi io stesso in discussione. In questo momento serve però, credo, una visione un po’ più ampia e non dettata dalla pancia. Poi, ovviamente, io sono il primo responsabile di un gruppo che ancora è nella sua fase di formazione, ma da cui tutti, a cominciare dalla dirigenza si aspettano di più. Mercoledì scorso il presidente ha parlato chiaro in conferenza stampa e credo che le partite fin qui giocate abbiano dato delle risposte. Non voler vedere le nostre difficoltà -ha affermato il coach- sarebbe un peccato mortale e quindi credo che giustamente la dirigenza tenga gli occhi aperti per quanto riguarda il mercato. Poi ci sono valutazioni di altra natura, più strettamente economiche, da fare, ma quelle non sono di mia competenza”.
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