“Milano non ha dovuto fare un grande sforzo per convincermi a venire qui, non ha dovuto fare molto”, dice Mike James, il nuovo playmaker dell’Olimpia. In sostanza, è stato lui a scegliere l’Olimpia almeno quanto l’Olimpia ha scelto lui. “Volevo una squadra che mi permettesse di continuare a giocare in EuroLeague dopo che nei due anni al Panathinaikos sono riuscito a impormi come uno dei migliori giocatori d’Europa. Il Panathinaikos era un’ottima squadra, con aspettative molto elevate. Ma io volevo l’opportunità di avere un ruolo più centrale, maggiori responsabilità, anche vocali, essere un leader e vedere fino a dove posso portare una squadra in cui abbia questo tipo di ruolo. Quello che al Panathinaikos ovviamente avevano Nick, Chris, Gist”. Li chiama così: Nick è Calathes, Chris è Singleton (che però è andato al Barcellona) e Gist è James Gist.
Nell’ultima stagione l’Olimpia ha vinto il titolo italiano mentre James ha vinto quello greco. Ripetersi a livello nazionale è un obiettivo, ma sia la squadra che Mike ovviamente vorrebbero fare meglio in EuroLeague. James ha giocato una Final Four a Vitoria e due volte i quarti di finale al Panathinaikos. “Vincere alle volte è una questione di mentalità spiega. Non è che Milano non abbia avuto talento e buone squadre per l’EuroLeague negli ultimi anni ma capita che sia più importante la chimica. Mentalità significa che ci sono partite in cui semplicemente non puoi perdere. Al Panathinaikos qualche volta la differenza tra noi e gli altri era che sentivamo che non avremmo perso. Non importava cosa sarebbe successo perché avremmo vinto comunque. Questo era il nostro approccio che cambiava molte cose a nostro favore”, spiega.
Mike James è un realizzatore, lo è sempre stato. A Lamar segnò 52 punti in una partita, a Phoenix con spazio limitato ma nella NBA era oltre i 10 di media e in EuroLeague l’anno scorso era oltre i 16 in una squadra con un tasso di talento elevatissimo. In più gioca con energia contagiosa. “Ma io mi ritengo un giocatore di basket. I punti sono quelli su cui la gente sceglie di fermarsi, sono quelli che ti mandano sui giornali e che guardiamo più di ogni altra cosa. Ma sono un giocatore completo e qui voglio dimostrare di essere molto più di un realizzatore”, dice MJ. Sul suo ruolo, non ha dubbi. Mike è un point-man: “E’ il mio ruolo naturale – spiega – Lo scorso anno sono arrivato al Panathinaikos a stagione in corso e hanno fatto in modo che mi inserissi velocemente, anche accanto a Calathes. Ma in carriera ho sempre giocato solo da point-guard, incluso il mio primo anno al Panathinaikos sempre con Calathes. E’ il mio ruolo, quello in cui mi sento maggiormente a mio agio”.
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