Lega A – Come Bruno Arrigoni “vede” campionato e Virtus Bologna

Un grande esperto di serie A, che ha vissuto per tantissimi anni da dentro, come Bruno Arrigoni non può non essersi fatto un’opinione sul campionato di Legabasket che andrà a cominciare ad ottobre dopo la Supercoppa italiana. Ex direttore sportivo della Virtus Bologna fra il 2013 e il 2015, ha esternato le sue prime impressioni a Luca Muleo di Stadio.

Gerarchia. Armani di un altro pianeta. Poi Venezia, Bologna, Avellino sono squadre attrezzate. I ruoli sembrano più definiti che in passato. E Armani, soprattutto se riuscisse a far giocare Jeff Brooks subito da italiano, ma anche senza riuscirci, è di un’altra dimensione. Quindi ci sono quelle che ho detto, interessanti, come certi arrivi. Norris Cole per esempio, le due guardie Maccabi l’anno scorso a Milano ci hanno fatto vedere cosa vuol dire essere veri NBA.

Virtus Bologna. Una realtà importante. Amath M’Baye a Milano non era al suo posto, però ha grandi qualità e può fare cose importanti. Fare la coppa, poi è un valore aggiunto per un club desideroso di crescere. Ti insegna ad avere la capacità di controllare la partita, non andare sotto male perché è molto più facile accada rispetto al campionato. Un anno, a Cantù, Dodo Rusconi volle un precampionato solo contro squadre straniere. Questo perché è veramente un’altra cosa, a qualsiasi livello. Siamo andati con Varese a Cipro, a Larnaca, e abbiamo perso.

Ritratto di Sacripanti. Era assistente di Ciani. Quando questi venne esonerato, il presidente Corrado fu magico per lungimiranza a mettere lui capo allenatore. Pino è un tecnico di valore, come tanti in Italia. Però nessuno ha la sua capacità di costruire il gruppo, tanto è vero che è bravissimo con le Nazionali, Sa stare con la gente in modo unico.

Pietro Aradori. Pietro l’ho portato io a Cantù, ha qualità tecniche come pochi hanno. Tiro eccellente, bravissimo a eseguirlo sotto contatto, anzi cercandolo spesso. In post basso con la sua stazza è davvero pericoloso. E ha esperienza e leadership di livello alto. Sa cosa fare in campo, non eseguirà mai salti e capriole però coi piedi per terra è un interprete completo.

Manu Ginobili. E’ chiaro che avendolo visto a Reggio Calabria e in Virtus lo sentiamo un po’ un giocatore nostro. Come tutti i mancini è tecnicamente anomalo, ma soprattutto la sua forza è stata lo spirito, la voglia di vincere, la mentalità. Tanti hanno punti nelle mani, spesso fini a se stessi. Lui invece sapeva trasmettere tutto il suo bagaglio agli altri, anche in età avanzata. Questo fa la differenza.

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