La scorsa settimana è stato nominato MVP della seconda giornata di Serie A PosteMobile, risultando dominante nel primo match casalingo della Red October Cantù, vittoriosa contro i vice campioni d’Italia in carica della Dolomiti Energia Trentino. In quella partita, Ike Udanoh, capitano della formazione canturina e giocatore rivelazione tra i pivot del campionato, ha stupito tutti con una performance titanica da 40 di valutazione. Un referto da incorniciare per il classe 1989 nativo di Detroit che contava anche 13 punti, 13 rimbalzi, 6 falli subiti, 9/9 dalla lunetta ma – soprattutto – 8 assist, un’enormità per un lungo tutto muscoli di 202 centimetri per circa 110 chili. Ma Udanoh è anche questo, un centro “undersized”, molto comune di questi tempi. Un centro che, come statura, è lontano parente di quello stereotipo ammirato negli scorsi decenni sui parquet di tutto il mondo.
Meno centimetri ed un fisico più consono a ricoprire il ruolo di “ala grande”, eppure, la pallacanestro moderna – grandi squadre di EuroLega in primis – insegna che un centro delle dimensioni di Udanoh può essere molto utile per cercare un basket veloce, a ritmi elevatissimi. Non sarà Kyle Hynes, ma il giocatore statunitense naturalizzato nigeriano assicura a coach Evgeny Pashutin un binomio vincente di muscoli e agilità, molta più agilità di quella che potrebbe dare un centro sì, più possente, ma probabilmente statico, lento e macchinoso. Ed è proprio questo quello che cerca coach Pashutin da un centro: la capacità di portare anche il pallone dall’area difesa ad oltre la metà campo. In questo capitan Udanoh probabilmente non ha rivali in LBA, grazie ad un’agilità nelle gambe impressionante per un pivot e – cosa fondamentale – un’ottima visione di gioco, come testimoniano anche le sue incredibili medie negli assist dopo tre gare disputate. Quasi 6 assist a partita per il 29enne americano, 5.7 di media per la precisione, un numero strabiliante se si considera che nella classifica generale Udanoh è davanti a giocatori del calibro di Pedro Llompart, Juan Fernandez, Michele Ruzzier e, soprattutto, Luca Vitali (leader negli assist nella passata stagione). Tutti playmaker puri, tutti attualmente però alle spalle del capitano di Cantù, quarto dietro soltanto a Tony Taylor, Leonardo Candi e Norris Cole, primo con 7.7 assist di media.
È sicuramente questa degli assist la statistica di Udanoh a saltare maggiormente all’occhio, ma non sono da meno neppure le medie relative ai rimbalzi ed alla valutazione, rispettivamente primo in graduatoria con 10 rimbalzi a partita e secondo con 28 di valutazione dietro a Caleb Green di Avellino (30).
Udanoh non è però solo rimbalzi e assist, ovviamente. Il centro biancoblù, che segna 12.7 punti a partita, compare un po’ in tutte le statistiche: secondo anche nei palloni recuperati (2.3) e secondo anche nei tiri liberi con un perfetto 100% (10/10). Un apporto sicuramente massiccio, quello che il centro afro americano dà alla squadra del proprietario Dmitry Gerasimenko, il quale ha pescato ancora una volta un bel jolly dalla VTB League, campionato da dove il proprietario di Pallacanestro Cantù attinge spesso per acquistare nuovi giocatori. Un campionato, la VTB, dove Udanoh è riuscito a farsi valere, chiudendo la passata stagione in cima alla classifica dei rimbalzisti. Tuttavia, che l’ex giocatore di Astana avrebbe fatto bene in Serie A non era per nulla scontato anche perché, in fondo, sempre di un esordiente si trattava. In passato il nativo di Detroit aveva sì già assaggiato l’Italia disputando mezza stagione in A2, indossando per qualche mese le maglie di Ferrara e Mantova, ma la Serie A era un qualcosa di inedito per Udanoh e, dunque, rischioso. In questo avvio di stagione, però, i numeri e le prestazioni in campo rispecchiano le qualità di un giocatore sicuramente adatto al livello del massimo campionato italiano, mai facile per un debuttante. Ed, invece, tra i giocatori all’esordio in LBA, Udanoh è stato finora forse tra i più sorprendenti, quantomeno se paragonato ai suoi pari ruolo.
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