Cresce l’Alma Trieste 2018/19, con l’incedere delle settimane il gruppo allenato da coach Eugenio Dalmasson sta consolidando un’identità e sta dimostrando di non avere nessun timore reverenziale di fronte a blasonate avversarie. L’ultima “vittima” la gloriosa Olimpia Lubiana, in un match a porte chiuse, raccontato dall’allenatore secondo il proprio punto di vista: “è stata una partita simile a quella con il Saratov – esordisce Dalmasson – dall’approccio complesso per una fisicità importante messa sul parquet dagli sloveni e con Mosley e Knox subito gravati di falli. Nelle difficoltà non ci siamo scomposti, riprendendo il filo del discorso e venendo fuori alla distanza, andando anche vicini ai 20 punti di vantaggio.” La squadra sta palesando una forma e una coesione invidiabili, come interpreta questa calibratura già a metà settembre? “Non mi stupisco perché vedo il lavoro di ogni giorno in palestra e l’attitudine dei miei ragazzi. Non mi faccio certo abbagliare dai risultati della pre-season, sono conscio di quanto c’è ancora da lavorare, ma con la disponibilità di tutti penso si possano fare cose importanti. Quando vedi che la vecchia guardia, con Cittadini in prima fila, è la prima a sacrificarsi, allora i nuovi arrivati non fanno fatica a entrare nella nostra filosofia di lavoro, quello duro che non conosce stanchezza. Walker mi ha detto che ha lavorato più nelle due settimane iniziali qua a Trieste che in tutto l’anno in G-League, Peric lasciando il gruppo per andare in nazionale mi ha detto: “finalmente vado in vacanza”.” Uno dei segnali forti identitari risiede nella capacità del gruppo di distribuire punti, quindi di giocare assieme: “l’obiettivo per la costruzione della squadra era di creare un roster omogeneo, con pericolosità diffusa, sembra che non abbiamo fatto scelte sbagliate. Ognuno ha ben chiaro il ruolo che ha all’interno della squadra, lo stesso Walker che è l’unico con licenze fuori dai giochi, sta metabolizzando il piacere di fare un passaggio extra per il compagno libero. C’è anche tanta qualità nell’eseguire i fondamentali, il passaggio in primis, gli 89 punti segnati con Lubiana ne sono la prova, ma c’è anche tanta voglia di adoperarsi uno per l’altro.” Ecco, tutto questo è ben visibile nella credibile versione difensiva vista sino ad ora, anomalia in un panorama cestistico nella massima serie fatto di molti attaccanti e pochi difensori: “è una lettura univoca. Se in difesa si costruisce la volontà sinergica di lavorare anche per il compagno, in attacco la conseguenza è premiare chi si è sacrificato per te. Tutti coinvolti, in entrambe le metà campo, quindi tutti motivati.” Con questa quadratura raggiunta, il rientro di Peric (questa settimana ndr.) può risultare leggermente complesso? “Lo abbiamo avuto una settimana in cui abbiamo capito che con lui tutto diventa più facile. Con Hrvoje dai primissimi giorni abbiamo innalzato il livello qualitativo della nostra pallacanestro, non solo per la capacità balistica ma anche per il modo brillante che ha di passare la palla. Con Peric, Da Ros, Strautins e Fernandez sono convinto che potremo essere più efficaci e bilanciati sul parquet.”
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