La franchigia acchiapparicchi di Ronaldo si può applicare al basket?

Un grande clamore ha suscitato in Italia l’aver ventilato la possibilità – data per certa in un primo momento – che sul contratto di Cristiano Ronaldo con la Juventus si potesse applicare quanto previsto da una legge fatta dal governo Renzi detta “acchiapparicchi”. Grazie alla Legge di Stabilità 2017, lo Stato italiano aveva introdotto un regime agevolativo che permette ai neo-residenti stranieri di liquidare con soli 100 mila euro le tasse per i redditi maturati all’estero.

Evidentemente, una legge nata per attrarre ricchi businessmen e non sportivi. CR7 fattura circa 108 milioni annui di fatturato (qui), almeno una cinquantina sono frutto della sua immagine e delle sue attività globalizzate. In Spagna ha avuto problemi rilevanti proprio su quest’aspetto, e ci si attende possa succedere altrettanto quando avrà a che fare con il Fisco italiano.

Se dovesse venire fuori che i redditi saranno prodotti in Italia (e non all’estero), allora, i benefici sarebbero negati e si applicherebbe la tassazione normale: cioè il 43 per cento più le relative addizionali locali. Quindi ci si attende che i commercialisti di Ronaldo useranno la possibilità di presentare un’istanza di interpello preventivo all’Agenzia delle Entrate e attendere la risposta in 120 giorni, aprendo anche una trattativa.

E’ chiaro che le cifre in gioco e la complessità delle modalità di gestione sono di gran lunga superiori a qualsiasi mole di denaro possa muovere oggi la pallacanestro italiana. E che l’affare Ronaldo non sia così succoso e elusivo delle tasse sul reddito come poteva apparire ad una prima occhiata. Certo, la franchigia esiste, ma vale per tutti i redditi maturati all’estero? Per proporre un esempio, naturalmente frutto di fantasia, prendiamo il caso Mike James all’Olimpia Milano. Se l’ingaggio del giocatore stimato in 6 milioni di dollari in tre anni, dopo che abbia preso la residenza in Italia, si potesse dividere tra una quota stipendio di 1,5 milione (500mila per 3) e una quota contratto immagine fatta con una succursale dell’Armani all’estero (1,5 milioni di euro per 3) società e giocatore potrebbero risparmiare quasi due milioni di euro di tasse. Niente male, sempre che il Fisco dia il suo consenso.

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