Luigi Datome sarà capitano non giocatore della nazionale azzurra. Il Fenerbahce ha lasciato lui e Melli all’azzurro nella finestra di settembre (“L’Italia chiamò” scrisse Gigi su Twitter). Ora, con campionato turco ed Eurolega da giocare in maglia giallonera, tutto è cambiato. Non senza dolore, per Datome.
Gli impegni con il Fenerbahçe. «Sì, perché purtroppo non ho il dono dell’ubiquità e sono costretto a dire di no alla Nazionale in un momento importante, con una qualificazione da conquistare». Decisione sofferta, s’intuisce. «Molto, io indosso la maglia azzurra dal 2001 e ogni volta l’ho fatto con entusiasmo e attaccamento. Spesso con sacrificio durante alcune estati, quando un po’ di riposo avrebbe fatto bene».
Sulle finestre della FIBA. «Non è giusto, non è serio. Un giocatore deve avere la possibilità di giocare sia col club, sia con la sua nazionale, non essere costretto a scegliere».
Sarà la fine delle nazionali? «La Nazionale deve essere quel che è sempre stata, il riferimento di tutto il movimento, così ne perde tutto il basket, perdono i tifosi, ne perde lo spettacolo. E così si va a sbattere, non è giusto. Il basket deve trovare un suo mercato, garantirsi i suoi spazi. Il calcio non ne ha bisogno in fondo, noi invece non possiamo rinunciare anche a una piccola fetta dei nostri tifosi. Continuando su questa strada invece continuiamo a darci la zappa sui piedi».
Problema internazionale. «No, è condiviso da tutte le grandi nazionali d’Europa. Prendiamo la Slovenia, campione continentale in carica. Molto probabilmente non giocherà i prossimi Mondiali ma non perché il suo movimento sia inferiore rispetto ad altri, anzi. Non li giocherà perché, tra Nba e Eurolega, non ha mai potuto contare sui suoi migliori giocatori tutti assieme nello stesso momento. Non è possibile e in questo modo si svaluta totalmente un torneo come il Campionato Mondiale, che un tempo assieme alle Olimpiadi era il momento più alto del quadriennio. È un’assurdità che spero venga cambiata il prima possibile».
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