E’ l’argomento caldo del momento, nel mondo della pallacanestro, ma non soltanto in Italia. Oltre a rendere ballerine e incoerenti con i valori del movimento le qualificazioni alla World Cup 2019, le finestre che la FIBA ha introdotto nel 2014 invece di rimodulare le date dei calendari hanno accentuato lo scontro con NBA ed EuroLeague. Con la prima che, attraverso l’istituzionalizzazione della Summer League, e la seconda rifiutando di interrompere anche per pochi giorni la sua attività tra ottobre e maggio, tendono invece a occupare più date possibili comprimendo di fatto al solo mese di agosto l’attività delle Nazionali – soprattutto sotto l’aspetto mediatico. E questo è un dato oggettivo, come è oggettivo che, con un calendario di campionato da oltre 80/90 partite i giocatori di qualsiasi Lega abbiano anche bisogno del riposo.
Testa pensante e non a caso presidente dei giocatori professionisti della EuroLeague (sindacato appena nato sulla scia dell’NBPA), Gigi Datome dice la sua opinione stamattina alla penna di Andrea Barocci per il Corriere dello Sport.
“Ho detto chiaramente quello che penso di queste finestre invernali della Fiba, che di fatto mi hanno impedito di andare in Nazionale a novembre e marzo. Non reputavo serio lasciar giocare la mia squadra (il Fenerbahce, ndr) senza di me, così come non ritengo seria una formula che obbliga tutte le nazionali a chiamare i giocatori, fargli fare due allenamenti e poi mandarli in campo. La Nazionale rappresenta il meglio di ogni movimento: con le finestre invernali non si permette agli atleti NBA di rispondere alle convocazioni, e lo stesso accade con i giocatori di Eurolega. E’ una guerra di potere tra Fiba ed Eurolega che si protrae da a anni. Alla fine, in inverno vanno nelle rispettive nazionali non tutti i migliori, ma quelli che possono. Di conseguenza, il prodotto offerto al pubblico non è il migliore possibile. Il basket bisogna saperlo vendere bene per attirare più tifosi possibile. Insomma, questa storia mi sembrava e mi sembra una porcheria. Senza parlare poi del fatto che a giugno si sono disputate partite in contemporanea con i Mondiali di calcio… Io a giugno non dovevo giocare con il mio club, ma venivo da più di cento partite tra Nazionale e Fenerbahce, al più alto livello. Quindi non avrei neppure potuto garantire l’aiuto che avrei voluto. Era il momento di dire stop e riposarsi. Ora sono convinto di poter dare una mano alla squadra, come ho sempre fatto”.
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