Intervistato da Mario Canfora de La Gazzetta Dello Sport Daniel Hackett ha parlato a 360 gradi di Eurolega, Nazionale e Milano. Ecco un estratto:
Il Pireo con l’Olympiacos, Bamberg e ora Cska Mosca: il suo tour europeo prosegue…
“Un’altra esperienza intrigante, in un club dalla grande organizzazione, come tutte le big d’Eurolega. Nulla è affidato al caso, e in più abbiamo il vantaggio di viaggiare in charter privato: una scelta direi necessaria, visto che in Russia ci sono 11 diversi fusi orari e per andare da una parte all’altra del Paese sarebbe difficile”.
Come valuta i suoi primi mesi?
“Sono contento, in Eurolega finora ho avuto poco spazio, ma in campionato gioco abbastanza. Con Itoudis, un tipo molto tranquillo, mi trovo bene. Spero di poter conquistare più minuti, all’inizio non è mai facile, soprattutto se si arriva in un sistema di gioco collaudato”.
Il Cska da decenni è al top in Europa, ma il pubblico non si scalda proprio mai…
“È solo questione di cultura, non lo definirei nemmeno salottiero. Ho giocato in Grecia, lì come da noi in Italia è un altro mondo, qui sono sempre… freddi. Nel calcio va meglio, abito di fronte allo stadio e il tifo si sente. Noi della squadra viviamo in un’enorme struttura formata da quattro torri, ci sono anche tanti calciatori e i ragazzi dell’hockey ghiaccio: è bello, si familiarizza, non ti senti isolato anche se talvolta ti accorgi di essere proprio dall’altra parte del mondo. Ne parlavo con alcuni compagni sull’aereo di ritorno dalla trasferta in Gran Canaria: sette ore e mezzo di volo, come dall’Italia per andare negli States. Ah, poi come vicino di casa ho Abel Hernandez, ex punta del Palermo ora al Cska: parla italiano, lo conoscevo già, siamo stati a cena con le famiglie. A Mosca vivo con mia moglie Elisa e la piccola Victoria che ha due anni e va al nido internazionale. Il club non ti fa mancare nulla, abbiamo anche l’autista, non vogliono che si giri in auto da soli…”.
Cosa le manca dell’Italia?
“Il cibo e il mare. Ma più di tutto mi manca trascorrere un inverno a casa, un Natale. Con questo calendario killer è impossibile pensare anche solo a un blitz. L’Eurolega è diventata una piccola Nba, si gioca sempre e non hai spazio per nulla. Mi accontento di portare mia figlia Viki in giro per gli enormi centri commerciali, dove ci sono tanti spazi per i bambini”.
Già, l’Eurolega e la “guerra” da anni in atto con la Fiba: a fine mese non potrà rispondere, come Datome e Melli, alla convocazione in Nazionale per le gare con Lituania e Polonia. Dispiaciuto?
“Tantissimo. Mi dà noia soprattutto perché con queste finestre non si riesce mai a creare un vero gruppo. Penso al c.t. Sacchetti costretto sempre a fare convocazioni diverse. Non è bello. Detto questo, i miei compagni hanno fatto un lavoro splendido, ormai manca davvero poco per centrare il Mondiale. Però la situazione è assurda: pensate, la Russia è attesa da due gare fondamentali per qualificarsi. A fine mese, il 30, gioca in trasferta con la Finlandia mentre noi il giorno prima sfidiamo il Real a Madrid. Ebbene, nel Cska ci sono sette nazionali russi. Come la definiamo, una situazione complicata?”.
Stasera c’è Milano, una squadra che in quest’inizio di Eurolega sembra proprio da playoff.
“Sta dimostrando di esserlo, anche se gli inizi così forti sono sempre pericolosi perché creano aspettative e pressione. È una squadra quadrata, molto talentuosa, capace di imporre vari ritmi di gioco. James e Nedovic li conosciamo tutti, ma direi che i veri colpi di mercato sono stati la conferma dei due lunghi, Gudaitis e Tarczewski. Ripeto, sarà una gara difficile. In Eurolega non esistono più campi semplici, anche col Gran Canaria abbiamo sofferto tanto per tre quarti di gara”.
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