ROMA – Dal paradiso Nba a un lettino di ospedale e poi il ritorno sul parquet. In 11 mesi si è compiuto il percorso, tra sogno, incubo e ora realtà per Andrew Jones, 21 anni, guardia dei Texas Longhorns, Ncaa. Stanotte alla prima palla a due della stagione del college basket statunitense, ad Austin contro Eastern Illinois, c’era anche lui. Dentro dopo nove minuti, ferro al primo tiro libero, centro a quello successivo. La leucemia, finitagli addosso lo scorso gennaio come un centro che schiaccia a canestro, ora è alle spalle, come il resto della stagione passata, interrotta dopo dieci partite, mentre cominciavano a filtrare spifferi sul draft Nba di inizio estate. Un posto tra i grandi, insomma. E invece, un lungo periodo di trattamenti contro il male, a Houston. Con un pensiero fisso, il basket. Sino ai 40 minuti (con vittoria di Texas) stanotte, che hanno sfilato la copertina a un classico come Duke-Kentucky, oppure Kansas-Michigan.
VIA IL LETTINO, ORA IL PARQUET – Le cure, le sofferenze, la guarigione. E a settembre il ritorno agli allenamenti con i compagni, in vista dell’esordio in regular season. Jones aveva perso peso (dieci chili) e tono muscolare, la chemio erano state pesanti, come raccontato dallo stesso ragazzo e dalla sua famiglia in una clip sulla piattaforma The Players Tribune, ad agosto. I primi sintomi della leucemia (linfoblastica acuta) proprio nell’agosto dell’anno precedente, durante un tour dei Longhorns in Australia, 12 giorni di allenamenti, quattro partite. Stanchezza, forse l’influenza, il via alla stagione regolare, sette partite a oltre 15 punti di media, meglio degli 11 della prima stagione con Texas, dopo aver fatto girare parecchie teste all’high school. Con gli occhi degli osservatori Nba sulle sue giocate e statistiche. E la diagnosi ricevuta dai medici in dicembre, nelle ultime gare per lui minutaggio inferiore e un malessere senza spiegazioni.
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