SAN FRANCISCO – Golden State concede il bis vincente e si avvicina al terzo Anello in quattro anni. Alla Oracle Arena di Oakland, in gara 2 delle Finals Nba, i Warriors suonano ben altra musica rispetto al primo atto della sfida e si impongono per 122-103 sui Cleveland Cavaliers portando la serie decisiva sul 2-0. A spingere i californiani il solito Stephen Curry, che sale in cattedra con 33 punti, infilando nove triple, un record in una finale Nba.Basket, Finals Nba: Golden State-Cleveland, il film di gara 2CURRY VINCE IL DUELLO STELLARE CON JAMES – “Una serata abbastanza speciale ma speriamo che ne arrivino altre due”, esulta Curry, che vince anche la sua sfida a distanza contro LeBron James: dopo i 51 punti del primo round, il Prescelto si ferma a 29 punti, 13 assist e 9 rimbalzi. Kevin Love prova a dargli una mano (22 punti e 10 rimbalzi a referto), ma Golden State può contare anche sulla serata di grazia di Kevin Durant (26 punti, 9 rimbalzi e 7 assist) e su un Klay Thompson che chiude con 20 punti nonostante qualche problema fisico che ne aveva messo in dubbio la presenza fino all’ultimo. Partono forte i padroni di casa, avanti 32-28 dopo il primo parziale, all’intervallo lungo lo score è di 59-46, recuperano 3 punti i Cavs nel terzo parziale ma nel finale subiscono un 32-23 che li fa chiudere il match sotto di 19 punti.
LA SERIE DA MERCOLEDI’ SI SPOSTA A CLEVELAND – E’ appunto Curry a dare la spallata decisiva al team dell’Ohio nell’ultimo quarto, prima infilando una bomba da distanza siderale a 7’54” dalla sirena, col cronometro dei 24 in scadenza, e poi ripetendosi a 5’44” dalla fine, con tanto di fallo da parte di Love che gli consente di portare a casa un gioco da 4 punti che fa piombare Cleveland a -15. “Sono i momenti in cui devi rispondere e tenere l’inerzia della partita dalla tua parte”, spiega Curry, che nel terzo quarto ha fatto infuriare James e la panchina di Cleveland (tecnico a Lue) per un fallo non fischiato. Ma i Cavaliers non si arrendono: da mercoledì la serie si sposta alla Quicken Loans Arena, c’è una finale da rimettere in piedi.
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