Basket, a scuola di palleggio e terzo tempo nelle baraccopoli africane con Slums Dunk

ROMA – “Come spiegherei a un bambino cos’è la felicità? Non glielo spiegherei, gli darei un pallone per farlo giocare�. L’ormai celebre frase della teologa tedesca Dorothee Sölle suonerà sicuramente familiare a Tommaso Marino, abituato a regalare sorrisi grazie all’attività di Slums Dunk Onlus che ha da poco inaugurato la terza basketball academy in Africa. Tutto è iniziato nel 2011, quando l’attuale play della Mens Sana Siena e l’italo-argentino Bruno Cerella hanno partorito un’idea destinata a cambiare la vita di molti ragazzi.

“Con Bruno – spiega Marino – abbiamo intrapreso un viaggio alla scoperta dell’Africa più povera ed è stato lì che è scoccata la scintilla. Abbiamo pensato di fare qualcosa di concreto per tanti bambini meno fortunati. L’idea è diventata progetto e, dopo aver iniziato a formare gli allenatori, abbiamo realizzato il nostro sogno: creare una scuola basket dentro una baraccopoli�.
 
BORSE DI STUDIO ANCHE NEGLI USA – La prima academy ha visto la luce a Nairobi nel 2014, a coronamento di tre anni di duro lavoro, e da allora Slums Dunk non si è più fermata, continuando a crescere e riscuotendo sempre maggiori consensi: “Le nostre tre scuole basket – prosegue Marino, da poco rientrato da Ndola, in Zambia – funzionano tutto l’anno, con allenatori stipendiati, e permettono a molti bambini di avere un’educazione e una concreta alternativa alla vita di strada. Negli ultimi anni siamo riusciti a ottenere più di venti borse di studio. Un ragazzo è andato negli Stati Uniti, un altro partirà a breve. Ce ne sono alcuni davvero bravi, che potrebbero fare della pallacanestro la loro professione. Il nostro obiettivo non è mai stato formare campioni, ma se un giorno Slums Dunk dovesse diventare autosostenibile grazie a un suo giocatore sarebbe bello�.
 
MARINO: “OGNI VOLTA MI EMOZIONOâ€� – Infrastrutture, educazione, attività fisica e divertimento sono gli ingredienti fondamentali di un progetto rivolto indistintamente ad entrambi i sessi, in fascia di età compresa tra i 10 e i 16 anni: “A Nairobi – racconta il play di Siena – ci prendiamo cura anche della squadra senior e sovvenzioniamo le trasferte di campionato”. Descrivere a parole le sensazioni suscitate da un’esperienza del genere non deve essere semplice, ma Tommaso Marino ci prova: “E’ devastante, ti segna nel profondo. Per carattere non sono certo un tipo mieloso, ma ogni volta mi emoziono. Vado orgoglioso di quanto stiamo facendo e mi porterò dentro questa gioia per tutta la vita”.
 
IN ZAMBIA CONSEGNATI 150 KG DI MATERIALE SPORTIVO – I traguardi raggiunti sono importanti, ma guai ad accontentarsi: “Per indole non riesco ad essere mai soddisfatto, comunque abbiamo compiuto passi da giganti – spiega Marino -. Tutti possono sostenere Slums Dunk con donazioni, acquistando prodotti del nostro merchandising o devolvendo il 5X1000. Io sono grato anche a tutti coloro che semplicemente ci seguono e ci condividono sui social. E’ un ottimo modo per far conoscere la nostra attività�. Il viaggio a Ndola si è rivelato faticoso, ma davvero appagante per il play classe 1986: “Siamo partiti in cinque con 30 kg a testa di materiale sportivo da consegnare ai ragazzi. Per noi sono state sufficienti poche cose. Quando sei là nessuno sta a sentire se puzzi o profumi�.
 
“CHE RESPONSABILITÀ ESSERE CAPITANO DELLA MENS SANAâ€� – In attesa del prossimo viaggio in Africa, per Marino, senese e cresciuto nelle giovanili della Mens Sana, si prospetta una stagione importante, adesso che è tornato a casa con i gradi di capitano: “Sto vivendo un momento davvero esaltante, anche se la Mens Sana non viene da un periodo facile. Il primo obiettivo è recuperare il fuoco che univa la tifoseria alla squadra e la rendeva una cosa sola con la città. Essere capitano rappresenta un grande onore, ma anche una forte responsabilità. Siena non è come le altre, ce ne sono poche di realtà così”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml

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