Amedeo Della Valle: “Il mio mattoncino per l'Olimpia anche in EuroLeague”

L’estate di Amedeo Della Valle? Prima la Nazionale, poi tanto lavoro a Milano dove in questi giorni è l’unico a presentarsi in sala pesi o a crivellare di palloni i canestri prima dell’ultimo stop. “Cerco di approfittare del tempo e prepararmi bene per l’EuroLeague. Ho parlato con tanti giocatori che l’hanno fatta: l’Eurocup negli ultimi turni si gioca ad un livello fisico simile ma sono anche io curioso di scoprire quanto sia diversa. Dove non arriverò con il fisico proverò ad arrivare in un altro modo”, dice il 25enne bomber di Alba il cui percorso cestistico è stato molto particolare.

Figlio d’arte, una famiglia che lo segue ovunque, è emerso nelle giovanili di Casale Monferrato ma a 18 anni ha preso una strada diversa volando in America. “Mi trovavo ad un bivio: fare il professionista in A2, giovanissimo, o provare ad espandere i miei orizzonti? Ho scelto di andare in America, immergermi in una cultura differente anche se all’inizio neppure parlavo inglese. Ma è una scelta che ripeterei ogni giorno della mia vita: a parte il basket, mi ha fatto crescere tantissimo sul piano umano”, racconta. Non solo: ha vissuto esperienze indimenticabili, come quando i suoi Ohio State Buckeyes giocavano con Michigan o Michigan State o Purdue davanti a 20.000 spettatori. Quasi come successe a Tallin quando la sua Italia Under 20 vinse un oro europeo inatteso nel 2013. “Non eravamo quotati ma successe di tutto: un paio di partite vinte alla sirena e infine la finale contro la Lettonia, praticamente in trasferta. Al palazzo tifavano Italia i miei genitori, mio zio e i parenti degli altri ragazzi. Vincemmo in un palazzo ostile. Bellissimo”.

A Reggio Emilia, Amedeo Della Valle è diventato grande: ha vinto una Supercoppa, giocato le coppe, due finali scudetto, si è affermato. Ma ora tocca a Milano. “Vorrei subito lo scudetto perché due volte l’ho sfiorato senza riuscire a vincerlo, una volta proprio contro Milano. L’Olimpia è una società vincente e io sono qui per portare il mio mattoncino come mi ha chiesto Coach Pianigiani. Ovunque abbia vinto in carriera, non è mai successo per caso: è sempre stato il frutto del lavoro duro e della chimica. Sarà così anche all’Olimpia. Io da anni cerco di non essere più solo un tiratore e se in Eurocup sono stato capocannoniere è perché ho completato il mio gioco e questo mi ha dato grande consapevolezza. Poi è vero che in difesa ho sempre sofferto: lo so io e lo sa Pianigiani. Lavoreremo perché succeda il meno possibile”.

Un Della Valle con la maglia rossa dell’Olimpia è una visione un po’ strana per chi ricorda le battaglie Milano-Torino degli anni ’80 con la presenza di Carlo Della Valle, atipico regista piemontese. “Non ho fatto in tempo a vederlo se non nelle minori, tra l’altro ha smesso presto, ma conosco la storia, so della rivalità sportiva tra mio padre e Mike D’Antoni. Sono ancora amici… Da lui ho ereditato la passione per il basket ma devo dire che non mi ha mai forzato a giocare tanto che all’inizio ho provato anche con il calcio. Poi al momento giusto ho scelto i canestri. Ma considero il momento decisivo della mia storia quello in cui ho deciso di andare in America”, racconta pensando a Las Vegas e poi Columbus, nel cuore del Midwest americano. Mondi lontano per un ragazzo che si definisce “semplice, mi piace stare con gli amici, e mi piace pescare anche se non so quanto sia possibile farlo qui a Milano. Magari sui Navigli”.

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