Ognissanti con Massimo Macchi. Nonostante il giorno festivo il presidente della Mens Sana Basket 1871 è a nostra disposizione ma stavolta lo troviamo un po’ turbato. Iniziamo quindi a parlare di sport giocato.
-Cinque giocate, tre vittorie. Dove arriverà questa Mens Sana?
“Dove la porterà il lavoro indefesso del nostro bravissimo coach, dei suoi ottimi collaboratori e di tutti i giocatori. E’ chiaro che la Mens Sana di oggi non sarà quella di gennaio prossimo, momento nel quale le prime valutazioni potranno essere fatte: serve lavoro, crescere nell’intesa e valutare le partite una per una. Il nostro obbiettivo resta quello annunciato: mettere sul parquet un collettivo che lotti per i propri colori e faccia sentire i propri tifosi orgogliosi delle energie spese nel nome della Mens Sana. Più che una posizione in classifica il traguardo importante da raggiungere nell’immediato è ricostruire quella comune appartenenza che squadra e tifosi devono avere e hanno avuto in passato”.
-Sta arrivando Trapani, ma lei sarà sicuramente super impegnato dal pensiero dell’assemblea di lunedì…
“Veramente stavamo lavorando all’ipotesi di avere i gruppi giovanili delle contrade gratuitamente, o semigratuitamente per i più grandicelli, in un settore riservato e a un terzo tempo a conclusione della gara con Trapani da allargare ai tifosi: vino e bruschette di olio novo per compensare gli sportivi del pranzo familiare saltato. Comunque c’è anche l’assemblea. Che dire? Al nostro arrivo la Mens Sana aveva un capitale di 10 mila euro, ossia un patrimonio da rifondere ogniqualvolta la squadra andava in trasferta. A maggior garanzia di creditori e terzi, il Consorzio, nostro socio, propose l’innalzamento di tale capitale fino a 150 mila nel gennaio scorso. Concordammo allora, come nell’odierna circostanza, che un capitale più cospicuo avrebbe meglio supportato la Mens Sana nel percorso di risanamento che ha davanti. Da allora, prima in forma di versamenti diretti e poi di prestiti sociali convertibili, abbiamo iniziato a dare il nostro contributo, tergiversando nella fase di formalizzazione per attendere quantomeno l’Associazione dei tifosi che aveva bisogno di tempo per ottenere i versamenti dai propri soci e proteggere il proprio quindici per cento. La futura assemblea renderà chiaro ciò che nelle scritture contabili della società è già evidente e cioè che l’aumento è stato seguito nella quota del 2% dalla Polisportiva convertendo una parte dei propri crediti, che poco sopra si attesta l’Associazione dei tifosi, che il Consorzio ha ormai quote minimali e che la Famiglia Macchi, anzi la Siena Sport Network, non solo ha coperto le restanti quote di aumento, ma si è avviata motu proprio verso quella quota di trecentomila euro, annunciata in una conferenza stampa estiva ma non ancora formalizzata e che ora abbiamo ritenuto non sufficiente a gestire la Mens Sana”.
-Perché il presidente della Polisportiva Saccone sta dicendo il contrario?
“Saccone è una persona che stimo e che ritengo nostro naturale interlocutore di uno sviluppo comune per la Mens Sana. Molto del mio turbamento si basa su quanto ha detto pubblicamente. Ovviamente ogni progetto di sviluppo, specie nella fase iniziale è opportunamente coperto da vincoli di riservatezza (da noi mantenuti in accordo con i nostri interlocutori diretti), i quali, se violati, sono controproducenti a meno che non abbiano l’obiettivo della copertura come forse ha inteso fare Saccone. Ed è altrettanto ovvio che un progetto di sviluppo non può riguardare il semplice rattoppo di un impianto che peraltro non spetta certo al locatario, ma abbisogna di un’idea di più ampio respiro. La Polisportiva non gode di membri nel CdA, né ci ha fatto richiesta di accesso agli atti. Credo che sia stato indelicato e intempestivo rilasciare affermazioni, così come pubblicate, che si fa presto a confutare, ma nel breve tempo in cui godono del crisma dell’ufficialità, possono provocare effetti catastrofici sulla credibilità della Società. Formalmente l’aggiornamento del capitale sociale non è stato ufficializzato per i motivi anzidetti, ma se nel frattempo non ci fossero state le nostre immissioni di capitale, saremo a parlare di altre cose. Comunque tra qualche giorno Saccone, se vorrà, potrà annunciare che la Polisportiva mantiene la propria quota anche con il nuovo capitale. Ci farebbe piacere, perché contiamo sul loro appoggio anche in funzione di progetti di sviluppo che hanno bisogno di tempo e riservatezza per concretizzarsi. Ed in merito a quest’ultima, lo ripeto, mi chiedo perché quando mi viene richiesta confidenzialità la stessa non sia reciproca? Su questa vicenda ho la coscienza tranquilla, pur ravvisando come al momento la realtà formale e quella sostanziale siano al momento diverse”.
-Mesi fa, nella sua ultima intervista, ci parlava di un feeling da elaborare con le componenti che rappresentano la società civile ed economica in questa città. Lo ha trovato?
“Lo sto cercando ancora, ma sono più avanti di com’ero allora. Restano tuttavia delle criticità che vanno affrontate e stiamo affrontando. Chi non è stato coinvolto in passato nella gestione della Mens Sana ha bisogno di maturare il convincimento che la Famiglia Macchi è un interlocutore stabile e buono per gli anni a venire. Questo naturale avvicinamento è costantemente raffreddato da rumors sulla serietà del nostro impegno e la nostra affidabilità: non ho mai fatto mistero che il percorso di risanamento sia in divenire e tutti potete capire che una casa con il tetto scoperchiato non è riparata la settimana dopo. Trovo ci sia malafede nel tormentarci sui ritardi di lavorazione, quando la realtà è che siamo rimasti l’unico carpentiere che lavora senza godere nemmeno di sovvenzioni per calamità naturali. Coloro che invece hanno contribuito alla gestione della Società hanno finalmente chiarito in termini di prospettiva dove vogliono andare. Il Consorzio non vuole più le quote di Mens Sana ed è pronto a trasformarsi in club di sponsor: a breve l’intesa che stiamo discutendo sarà raggiunta e ufficializzata. L’Associazione tifosi non ha i mezzi per sostenere future capitalizzazioni ma ci chiede di riconoscerla come componente perpetuo della società: forse la via è quella della golden share, ma bisogna lavorarci in termini di diritto societario. La Polisportiva è il soggetto con cui il rapporto può essere più complesso, ma anche più fruttuoso: i fatti recenti mi inducono a pensare che bisognarà lavorare maggiormente a stretto contatto e con tappe accelerate”.
-Stiamo sul moderno per concludere, la Mens Sana è vittima di fake news?
“Non si parla di notizie non vere, ma semmai di verità somministrate con il contagocce. Vede, voglio citarle un esempio, qualche tempo fa, per una questione strettamente economica, di cui ci siamo fatti successivamente carico, un nostro fornitore ha deciso di sospendere un servizio costringendo la Società a rivolgersi a un fornitore terzo. Il primo soggetto insoddisfatto, come ha avuto modo di chiarirci e scriverci, aveva organizzato la così detta “giornalata”, complice l’aiuto di un media locale. Mi faccia a questo punto sottolineare che da subito il giornalista del media locale aveva avuto un’interpretazione dei fatti da parte della Società che aveva ammesso trattarsi di una questione squisitamente economica, ciò nonostante il media ha deciso di trattare la questione come un “giallo” con tre distinti servizi arrivando al termine ad affermare che si trattava di un mero problema economico. In casi simili, il maggior danno a mio parere lo sopportano gli utenti della notizia che non hanno fin da subito quella completezza d’informazione che deontologia professionale prevedrebbe. La cosa che invece mi preoccupa e mi turba è che in queste vicende, nonostante tutti proclamino che lavoriamo a difesa della sopravvivenza della Mens Sana, la stessa Società resti sola a dover spiegare una supposta incoerenza del proprio agire. La Mens Sana merita di avere più rispetto”.
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