A2 – Fortitudo Bologna, Pozzecco presenta gara 3 decisiva per la Effe

Conferenza stampa lunga ed articolata per Gianmarco Pozzecco. Il coach della Consultinvest Bologna, alla vigilia di gara 3 con Casale, spiega dettagliatamente cosa ha chiesto ai suoi giocatori per cambiare il passo nella serie che vede la sua squadra sotto per 2-0 dopo le due gare in Piemonte, con l’obbligo di vittoria senza ritorno, visto che la serie è al meglio delle cinque partite.“Comincio dicendo che giocherà McCamey e starà fuori Amici, per scelta tecnica e nessun altro motivo. Avremo bisogno del nostro popolo, non ci siamo mai trovati in una situazione del genere, e come è successo a loro anche a noi serve incoraggiamento: stupido e banale dirlo, ma sappiamo che domani ci sarà una bolgia, quindi non faccio un appello ma sottolineo qualcosa che sapremo di vivere. Sarà una partita complicata, non ci siamo mai trovati in questo modo, ma sono fiducioso. Non pensiamo al futuro, ma limitiamoci a cercare di vincere, poi dopo ragioneremo: prima di pensare a gara 4 cerchiamo di arrivarci, se perdiamo non ci sarà un domani, ma è l’ultimo dei nostri problemi”Commettete sempre un qualche errore che compromette il risultato. “Siamo stati sfigati, abbiamo incontrato la peggior squadra possibile. Loro tirano sempre dritto, e noi contro chi non gioca come noi fatichiamo: loro vanno di sistema, e ci fa incorrere in errori che poi paghiamo. Ho parlato con loro, siamo stati costruiti in un certo modo, siamo stati molto bravi a giocarcela in gara 2, mentre gara 1 quasi l’avevamo dominata. Abbiamo perso partite che, per come siamo stati costruiti, non avremmo dovuto perdere, ma loro sono stati bravi, fortunati, aiutati da qualche nostro errore. Dovremo essere capaci di avere una continuità diversa”Servono passi avanti in difesa contro una squadra a cui è difficile prendere le misure. “Hanno un grande vantaggio, giocano insieme da anni e si vede. In questo mondo, come ha detto Djordjevic, noi siamo come il Belgio 10 anni fa, dove andavano gli americani per farsi notare, e quelli bravi se ne andavano altrove lasciando quelli scarsi. Qui le squadre cambiano sempre: Trento ha raggiunto la finale, e ha Forray che non è mai cambiato, ha allenatore e altri giocatori che sono lì da anni. E’ qualcosa che paga, e Casale ha sfruttato questa opportunità, forse studiata a tavolino. Questo ti fa giocare a basket meglio, c’è gente che gioca insieme già da quando erano a Veroli, ed è un vantaggio che non ti cade dal cielo. Poi c’è la componente fortuna, giocatori che hanno sposato un progetto, e ora vanno davvero bene. E quando il contesto è questo, anche i nuovi ci mettono meno ad inserirsi, perché magari sono due che si aggiungono ad altri sette, e non il contrario. Noi comunque in entrambe le gare ce la siamo giocata, e spesso in queste situazioni eravamo riusciti a vincerla. Avessimo avuto il fattore campo a favore sarebbe stato diverso: un po’ perché in casa giochi meglio che non fuori, e così vale anche per loro”Ci potranno essere nuovi protagonisti, come ha detto Blizzard? “Non penso, non vorrei che domani ci si lamentasse perché i panchinari non hanno dato abbastanza, ma non è che se perdiamo la colpa è di qualcuno nello specifico. Abbiamo dato delle gerarchie, chi ha il ruolo di protagonista se lo è preso e ci ha fatto vincere delle partite: dire che aspettiamo grandi cose dalla panchina è esagerato, dell’aiuto lo abbiamo sempre avuto e lo avremo anche domani. Ma non è giusto dare a questi giocatori troppe responsabilità: io domani mi aspetto il solito dal senatori, e che tutti facciano il proprio dovere. Non che si vinca la partita, non chiedo mai di vincere, ma che ci sia disponibilità, dedizione e sacrificio. Poi io non mi sono mai lamentato per aver giocato troppo, e nemmeno i giocatori miei lo hanno mai fatto. Capisco che possano essere stanchi, ma una volta si giocava tanto, c’erano tanti che facevano 40’ di media anche se era un basket più lento. Da bambino, quando inizi a giocare, lo fai perché vuoi stare in campo, tirare, avere responsabilità. Io sono romantico, la vedo così, e posso capire che un allenatore la pensi diversamente, ma non da un giocatore: un giocatore deve lamentarsi e incazzarsi se gioca poco o non gioca, non certo per il contrario. Ripeto, è come se tu stessi avendo un amplesso con la donna più bella del mondo, e al minuto 23 c’è un cambio e se la fa un altro. Giocare è un godimento, devi arrivare fino alla fine, anche se stremato e morto.”Però già mercoledì c’è stata una distribuzione un po’ diversa dei minutaggi. “Ma tra giocare 33 e 29, cosa cambia? 29 pare accettabile e 34 no. Cambia la vita? Potrebbe, ma forse no. Uno può essere stanco, e io concederò sempre il cambio a chi me lo chiede: me lo ha chiesto una volta Mancinelli, una o due Pini. Capisco poi che il dato venga analizzato, ma non lo accetto da chi gioca. I miei non si lamentano, perché poi diventa un alibi: se ti lamenti perché giochi troppo, allora potresti lamentarti di qualsiasi cosa. Ci può essere stanchezza, Mancinelli in gara 2 era stanco, e non avendo vinto la prima non aveva la positività di chi sa di aver fatto bene. In gara 4 con Verona non abbiamo fatto cambi, ed è andata bene. Io accetto qualsiasi discussione, ma non che qualcuno brontoli perché gioca troppo. Anche perché non è chi gioca che deve decidere il proprio minutaggio, sarebbe anarchia. Non sopporto gli alibi, che è un problema generazionale che abbiamo tutti, ora. Ribadisco: chi inizia a giocare lo fa per giocare, e per avere responsabilità, mentre noi in Italia non responsabilizziamo nessuno. Ricordo Depol, che andando a Varese e giocando 40’ a partita è cresciuto in modo pazzesco. E’ così che si fa, poi io ho bisogno della panchina, ma se si perde non la perde un giocatore o un altro: se capita, sono io che ho perso, e nessuno altro. Non vivo la cultura degli alibi, io ho avuto 1500 difetti, quando sono stato messo fuori squadra in Fortitudo ho sempre detto di aver fatto la cazzata, anche se forse c’era stata pena eccessiva, ma la cazzata l’ho fatta. Ho pagato tanto, la Fortitudo poi ha vinto e io ho sofferto, ma mi sono sempre sentito in colpa, come successo con Tanjevic: non davo la colpa agli altri, io volevo solo dimostrare di essere più forte di quanto non pensassero quando invece c’era solo da difendere un po’ di più. Mi piace pensare che tutti abbiano la stessa visione, senza dare colpe ad altri. Giocano troppo? Forse sbaglio, ma se poi perdiamo che hanno giocato meno, ci si lamenta uguale. Poi magari chiamatemi, ditemi chi deve giocare 37 e chi 23. Oh, l’errore ci può essere, ma bisogna andare avanti: non lo dice Pozzecco, lo dice Michael Jordan che enumera sempre i suoi tiri sbagliati. O quanto abbia sbagliato Kobe Bryant, che è un vincente, spesso fa canestro, e continua a tirare per questo. Ma sui tiri decisivi ha il 24%, quindi fa perdere i suoi tre volte su quattro. Ha però continuato a tirare, non pensando certo di non volerlo fare più, o di lamentarsi per un blocco: è diventato Kobe Bryant per quello”Difendendo un po’ meglio la prima, si poteva vincere? “Non siamo riusciti a gestire il vantaggio di 10, e l’abbiamo persa perché abbiamo pensato ad altro e non a giocare. Io so che se fossimo sempre concentrati, ci sarebbero grandi possibilità di non perdere quasi mai, ma questa squadra ha questo difetto congenito. Ci rimango male, però, se avanti di 10 nell’ultimo quarto perdiamo, ma può succedere. “Italiano è cresciuto molto. “Gli ho chiesto scusa a fine gara 1 perché avrebbe meritato più minuti, e lì ho sbagliato due volte, sia per lui che per chi non si è riposato. Mi aspetto che giochi come ha fatto mercoledì, che non vuol dire fare 4 canestri o vincere la partita, ma che abbia buona mentalità, anche negli errori. Non accetto sbagli di altro tipo: chi esce dalla panchina come prima cosa deve difendere, e da Nazzareno, come da tutti gli altri, mi aspetto che diano il proprio”McCamey? “Mi aspetto un contributo, come da tutti, non che ci vinca la partita. Poi so che è più fresco, ma le responsabilità sono di tutti. Dobbiamo vincere tutti insieme.”

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