Capitan Martinoni e la Junior Casale attendono domani una gara 3 molto importante, in queste Finals di A2 contro un’Alma Trieste capace di fare bottino pieno nei primi due incontri casalinghi sostenuti. Ecco l’intervista concessa a Elisabetta Ferri per il Corriere dello Sport.
Martinoni sta vivendo una stagione molto brillante: non ha mai pensato di essere sprecato per l’A2? «E’ un discorso complesso, che meriterebbe più tempo, ma ora preferisco stare concentrato sulla finale. Ho sempre dato tutto per Casale perché ne condivido il progetto fino in fondo. Certo, il livello atletico non è paragonabile a quello della serie A, ma forse il basket che esprimiamo è più bello da vedere, o almeno a me sembra così perché ci sono dentro».
Quanto è più facile farsi rispettare per un italiano in un campionato in cui la minoranza sono gli stranieri? «Diciamo che è una cosa naturale, gli stranieri sono solo due e se vogliono fare gruppo devono farlo con noi. Nel nostro caso, poi – aggiunge il capitano della Novipiù – gente d’esperienza che conosce il campionato come Brett Blizzard e Jamarr Sanders ha contribuito a cementare lo spogliatoio senza che io dovessi fare grandi interventi. Per non parlare delle situazioni tecniche sul campo, dove sono stati molto preziosi».
Di che cosa è più orgoglioso, capitan Martinoni? «Del fatto che siamo comunque arrivati in fondo con un roster meno ampio di quello di Trieste e utilizzando davvero i giovani: ne abbiamo uno del ’96, uno del ’97 e due del ’98, che in questa squadra non fanno tappezzeria, giocano veramente e ci hanno dato una mano».
Cosa teme invece per la sfida di domani al PalaFerraris? «Forse la pressione, perché a Casale finora abbiamo giocato sempre senza sentirla. Ma tante volte ci hanno dato per spacciati e ci siamo sempre rialzati. Le gambe forse non sono più quelle dell’inizio, ma i nervi e l’adrenalina possono fare molto di più in questi frangenti. Casale è ancora viva, vedrete
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