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    Papà Tonut: “Il mio Stefano è un leader, che orgoglio”

    Il passaggio del testimone è stato perfetto. Alberto Tonut, triestino classe 1962, fu protagonista di pagine epiche del basket degli anni 80 e 90 in Nazionale (oro europeo nel 1983) e con i vari club in cui ha militato. È il papà di Stefano, nato nel 1993 a Cantù dove il genitore giocava, e oggi uomo copertina, un po’ inaspettatamente, della Italia. Gli azzurri, dopo l’esordio vincente contro l’Angola, oggi a Manila sfiderà la Repubblica Dominicana .
    Alberto, come vivete a casa Tonut queste giornate azzurre?«La partita contro l’Angola l’abbiamo vista tutti assieme davanti alla tv. Tifiamo e il cuore batte forte per le giocate di Stefano. Lo confesso, quello che alla fine soffre di più sono sempre io».
    Suo figlio era un predestinato?«No, nessuno di noi lo ha spinto per forza verso il basket. Certo, visto che io giocavo e lui veniva a vedermi, era forse inevitabile. Portare un cognome importante, quando ha scelto la pallacanestro, poteva essere pesante, ma lui non ci ha mai fatto caso. Quando decide una cosa va dritto per la sua strada. Come in campo».
    Accetta consigli o critiche da lei?«Sempre. Stefano non è un presuntuoso. Sa bene quello che vuole e per raggiungerlo si sacrifica. Quando era piccolino e ha iniziato ero felicissimo, però non credevo che avrebbe avuto una carriera così. È diventato un giocatore completo che sa unire grandi doti di attaccante con una propensione difensiva importante. Ormai mi risulta difficile criticarlo come poteva accadere qualche anno fa. Mi trovo spesso a dirgli: bravo!».
    Il ct Pozzecco lo vorrebbepiù egoista. Concorda?«Ha ragione. Spesso rinuncia a un tiro aperto per un passaggio in più. Però è fatto così e credo che ormai sarà difficile cambiarlo. L’altruismo è certamente una dote che ti fa anche benvolere dai compagni. Certo, qualche conclusione in più non guasterebbe…».
    Cosa ha pensato quando il Poz è stato nominato ct?«Sono di parte perché per me Gianmarco è come un fratello. Suo papà è stato un mio coach e siamo legatissimi. Però il mio giudizio non è influenzato da questo. Poz è l’allenatore arrivato al momento giusto nel posto giusto. I giocatori della Nazionale sono ormai fatti e formati. Sì, bisogna costruire un canovaccio tattico, ma serve farli stare bene, fargli avvertire fiducia. Caricarli, insomma. Poz in questo è un maestro».
    Chi è stato il suo Pozzecco?«Sono stato allenato dal meglio del meglio: Gamba, Zorzi, Bianchini, Lombardi, Messina. Se devo dire chi mi ha dato di più non ho dubbi: Alberto Bucci”».
    Che basket è quello di oggi rispetto a quello giocato da lei?«Se riguardo le nostre partite sorrido. Sembra che sia innestato il tasto del rallentatore. Questi oggi corrono e saltano come pazzi! La nostra Nazionale era più definita nella specificità dei ruoli, quella di adesso ha tanti giocatori intercambiabili. Stefano e gli altri azzurri producono un buon basket1: andranno avanti».
    Suo figlio leader in azzurro. Se lo immaginava?«Sono orgoglioso, se avessi dovuto disegnarlo lo avrei voluto così. Lui leader lo è sempre stato per le sue caratteristiche. Ma non più degli altri. La forza di questa squadra è che ognuno porta un grande contributo: il leader carismatico è Melli, quello del killer instinct Spissu, Stefano quello silenzioso, Datome per esperienza, Ricci per motivazioni».
    Che messaggio vuole mandare a Stefano?«Non gli auguro di fare un buon Mondiale…perché sono certo lo farà! Tutto quello di buono che sta mostrando lo aiuterà a fare un’ottima stagione anche a Milano». LEGGI TUTTO

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    Diretta Mondiali Basket, Italia-Repubblica Dominicana: segui il LIVE

    10:41
    Italia-Repubblica Dominicana 37-31
    Due tiri da tre animano la partita. Spissu replica al canestro caraibico

    10:40
    Italia-Repubblica Dominicana 34-28
    Fontecchio marca la differenza! canestro stellare, poi mette dentro anche il libero supplementare

    10:37
    Italia-Repubblica Dominicana 31-26
    Polonara dalla lunetta ristabilisce il margine realizzando due tiri liberi

    10:35
    Italia-Repubblica Dominicana 29-24
    Towns mantiene i caraibici in scia dell’Italia. Poi sbaglia il tiro libero supplementare

    10:34
    Italia-Repubblica Dominicana 29-22
    Ancora Datome! Altro canestro dell’azzurro che conquista anche un fallo

    10:31
    Italia-Repubblica Dominicana 27-22
    Datome riporta l’italia a +5. La partita si accende

    10:30
    Italia-Repubblica Dominicana 25-22
    L’Italia torna in vantaggio di un possesso grazie a due tiri liberi di Spagnolo

    10:29
    Italia-Repubblica Dominicana 23-22
    La Repubblica Dominicana si riporta pericolosamente sotto trovando due tiri da tre

    10:27
    Italia-Repubblica Dominicana 21-16
    Datome marca la differenza in avvio di secondo quarto. L’Italia è ripartita nella stessa maniera in cui aveva iniziato la partita

    10:23
    Italia-Repubblica Dominicana 19-13
    L’Italia chiude in vantaggio il primo quarto di partita. Partenza sprint per gli Azzurri (12-0) che poi hanno vissuto un passaggio a vuoto consentendo agli avversari di rientrare. Nervosismo sulla panchina azzurra: due tecnici, uno per il coach, uno collettivo

    10:20
    Italia-Repubblica Dominicana 17-9
    Ricci riporta l’Italia avanti: cinque punti per l’azzurro

    10:18
    Italia-Repubblica Dominicana 12-9
    Il ct Pozzecco contesta il canestro dgli avversari: tecnico per la panchina azzurra

    10:16
    Italia-Repubblica Dominicana 12-6
    Zero su tre al tiro per gli Azzurri che sembrano aver perso la misura sotto canestro

    10:13
    Italia-Repubblica Dominicana 12-6
    Time out per l’Italia. Gli Azzurri dopo una partenza devastante si sono fermati. Il ct Pozzecco rimprovera ai suoi un’eccessiva superficialità al tiro.

    10:09
    Italia-Repubblica Dominicana 12-6
    La Repubblica Dominicana resta in scia degli Azzurri: i caraibici si riportano sotto

    10:05
    Italia-Repubblica Dominicana 12-0
    partenza devastante dell’Italia che in questi primi minuti sta dominando la sfida contro gli avversari. Secondo time out per i dominicani

    10:01
    Italia-Repubblica Dominicana 4-0
    Polonara firma i primi due canestrI della partita! L’Italia inizia al meglio. Subito time out per i caraibici

    10:00
    Palla a due: si comincia!
    Italia e Repubblica Dominicana si sfidano per il primato del loro raggruppamento

    9:55
    Il quintetto azzurro
    Il ct azzurro Gianmarco Pozzecco ha deciso di iniziare la sfida schierando sul parquet: Spissu, Tonut, Melli, Fontecchio, Polonara 

    9:51
    E’ il momento degli Inni Nazionali
    Gi Azzurri sono allineati al centro del campo: per loro oggi arriva una sfida decisiva nel percorso di qualificazione alla seconda fase dei Mondiali

    9:50
    Repubblica Dominicana, ok all’esordio
    E’ stato un esordio vincente anche per la selezione caraibica che nella prima sfida dei Mondiali ha battuto le Filippine con il punteggio di 87-81.

    9:40
    Italia, esame di maturità
    La sfida odierna all’Araneta Coliseum di Quezon rappresenta un vero e proprio esame di maturità per il quintetto azzurro che nell’ultima partita del girone dovrà affrontare le Filippine che avranno il vantaggio di poter contare sul pubblico di casa

    9:30
    Italia-Repubblia Dominicana, dove vederla in tv
    Italia-Repubblica Dominicana, seconda partita degli azzurri ai Mondiali 2023, si giocherà oggi alle ore 10:00. Sarà possibile seguirla in diretta tv gratis e in chiaro su Rai2, oltre che su Sky Sport Summer (canale 201). Diretta streaming su RaiPlay, Sky Go, Now Tv e Dazn. 

    Filippine, Quezon (Araneta Coliseum) LEGGI TUTTO

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    Basket, Tonut: “Faccio arrabbiare il Poz, mi vuole più egoista”

    L’intervista a Tonut
    Tonut, la Nazionale è diventata la sua comfort zone?
    “Io a Milano mi trovo benissimo ed è una scelta che rifarei sempre. Dopo le bellissime stagioni con Venezia era arrivata l’ora di affrontare una nuova sfida e rimettermi in gioco in un ambiente differente a quello dove ero cresciuto e mi ero affermato. L’Olimpia ha un roster molto profondo di giocatori con grandi qualità. Chiaro che la competitività si alzi, ma questo è solo uno stimolo. Sono felicissimo che, pur di fronte a una stagione con meno minuti, Pozzecco abbia mostrato grande fiducia in me. Tiene certamente in conto anche quello che è stato fino ad oggi il mio percorso in azzurro”.
    Oggi viene definito come specialista di difesa. E’ cambiato qualcosa rispetto al passato?
    “Questo francamente mi fa sorridere. Che venga riconosciuto ciò che faccio nella metà campo difensiva però mi piace. A Milano ho lavorato tanto su questo fondamentale per andare alla ricerca di qualche minuto in più con un ruolo da specialista. Però resto, e mi ritengo, un giocatore offensivo. Dovrei magari essere più egoista. Poz ogni tanto caccia qualche urlaccio perché potrei tirare e io invece preferisco passare palla ad un compagno più libero. Sono fatto così. Non ho mai guardato alle mie statistiche, solo al bene della squadra”.
    Il gioco della Nazionale esalta quindi le sue caratteristiche?
    “Mi sento molto a mio agio. Tutti abbiamo le doti per fare canestro. Una nostra caratteristica è che siamo equilibrati e compatibili l’uno con l’altro. Credo che la vera grande arma sia la nostra versatilità. Certo, abbiamo dei compiti specifici, eppure tutti possono fare tutto in un sistema che si sta rodando sempre di più. È il motivo per cui difendiamo fortissimo, cambiamo, siamo aggressivi, corriamo e riusciamo a supplire alla mancanza di centimetri con le nostre altre doti”.
    E’ alla soglia dei 30 anni, li compirà il prossimo 7 novembre. Cosa si prova ad essere passato dalla parte della barricata dei veterani?
    “Veramente ci sta qualcun altro più anziano di me! A parte gli scherzi, credo di poter trasmettere la mia esperienza a giovani come Spagnolo, Procida o Diouf. Loro ascoltano, sono ambiziosi ma per niente presuntuosi. Aiutarli nel percorso di crescita è molto gratificante”.
    Che rapporto ha con il ct Pozzecco?
    “In ogni giorno passato con lui c’è qualcosa da imparare, dentro o fuori dal campo. Quando dice che siamo i dodici figli maschi che non ha avuto, non scherza. Lo abbiamo visto soffrire più di noi dopo le sconfitte, così come farci scudo di fronte a quella che lui può ritenere un’ingiustizia. Ci fa sentire protetti e ci trasmette grande fiducia. Ha creato un’empatia assoluta con la squadra e il resto dello staff. Dove va uno vanno tutti. È qualcosa che non si può allenare, nasce giorno dopo giorno nel gruppo. Comunque non è tutto rose e fiori. Se deve rimproverarci è duro, vuole che ognuno esegua il proprio compito”.
    Dove può arrivare quest’Italia?
    “Io sono ottimista. Al preolimpico, ad esempio, ero uno di quelli che ci credeva e i fatti mi hanno dato ragione. Credo che il potenziale che abbiamo, per me alto, sia comunque inesplorato. L’errore più grosso sarebbe sottovalutare gli avversari. Il Mondiale è un torneo particolare e già dalla prima con l’Angola dovremo farci trovare pronti per non commettere passi falsi. La nostra è una squadra che va in campo per divertirsi e far divertire, questo credo lo cogliate tutti. Contro la Nuova Zelanda avremo l’ultimo test impegnativo prima di andare a Manila. Sono curioso e impaziente di giocare nell’impianto da 50.000 posti”. LEGGI TUTTO

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    Basket, l’Italia si prepara ai Mondiali: ecco quando partirà per l’Asia

    Gli azzurri si sono ritrovati oggi al Centro di Preparazione Olimpica dell’Acqua Acetosa a Roma e partiranno domani verso l’Asia.
    Basket, l’Italia vince il torneo dell’Acropoli: Grecia ko
    Mondiali, il programma dell’Italbasket
    La prima tappa dell’Italbasket del ct Gianmarco Pozzecco sarà Shenzhen, in Cina, dove l’Italia sosterrà le ultime due amichevoli al Bao’an Stadium Center contro Brasile (20 agosto, ore 9.00 italiane) e Nuova Zelanda (21 agosto, ore 11.30 italiane) nell’ambito del torneo internazionale Solidarity Cup. Il 25 agosto l’esordio nel Mondiale contro l’Angola (ore 10.00) nella spettacolare ‘Philippine Arena’ di Manila, impianto da 55.000 posti. Nella seconda giornata gli azzurri sfideranno la Repubblica Dominicana (ore 10.00, Araneta Coliseum) e nella terza i padroni di casa delle Filippine (ore 14.00, Araneta Coliseum).
    Basket, sorteggi qualificazione EuroBasket 2025: Italia nel Gruppo B LEGGI TUTTO

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    Basket, Garbajosa esclusivo: dalla Spagna a Scariolo fino all’Nba

    Garbajosa, perché ha deciso di lasciare la federazione spagnola per Fiba Europe e quali sono gli obiettivi? «Se guarda la mia carriera da giocatore, ho sempre avuto rispetto per i contratti, però ho sempre ascoltato le mie sensazioni. Quando arrivi in un posto hai obiettivi, una volta che li hai raggiunti, o senti di non poterli raggiungere pur avendo dato tutto, è il momento di andare. In federazione spagnola ho vinto le elezioni 7 anni fa, in un momento molto difficile dal punto di vista sportivo ed economico. Grazie al lavoro di squadra con un’equipe di collaboratori, siamo giunti ai 100 anni della federazione, una grande festa, come primi nel ranking Fiba, primi in Europa a livello femminile. Ho sentito che era il momento perché avevo dato tutto. C’è una squadra che continuerà a lavorare. Io ho sempre avuto un buon feeling con Fiba, ogni volta che andavo a un Board riflettevo su come fare le cose. Ho pensato, ho parlato con mia moglie prima di fare questo passo in avanti. Vogliamo far crescere il basket in Europa. Come? Ci sono molti obiettivi per i prossimi 4 anni. Ho voglia, energia e dopo 7 anni in Spagna esperienza per aiutare».
    Tutti ammiriamo il sistema spagnolo, ma pochi o nessuno riesce a seguire l’esempio. Consigli? «È diverso lavorare in una federazione nazionale o internazionale. In Spagna avevamo un grosso problema, non c’era un programma sportivo per i settori giovanili. Con tantissimo aiuto da Sergio Scariolo e altri tecnici, abbiamo fatto un programma. All’inizio faticavamo però abbiamo avuto pazienza, fiducia nel lavoro dei professionisti con i ragazzini. Quello che ci ha portato al successo ed è mutuabile è stato lavorare insieme con gli allenatori, non solo delle squadre top, ma con i piccoli club. A prescindere dai risultati bisogna continuare a credere, senza cambiare, avere fiducia nel progetto e nelle persone. L’anno sorso abbiamo giocato tute le finali giovanili maschili e femminili salvo una. Dopo tanti anni di disaccordi e battaglie tra lega e federazione lavoriamo assieme, non solo con il management, ma con i club. I nostri tecnici, preparatori, fisioterapisti girano e si spiegano. Importante è mettere il giocatore e lo sviluppo al centro. In Europa ci sono 50 federazioni, ognuna deve trovare un progetto, qualunquei esso sia. Il mio ora è: spingere tanto il basket femminile, il 3×3, i paesi piccoli. Cominciamo a supportarli per 4 anni con milioni di euro perché i piccoli Paesi non hanno risorse tali per svilupparsi. I criteri devono essere molto chiari, come e dove spendere. Poi dobbiamo avere più donne manager, sviluppare qualità in ogni settore. Viaggerò un anno in tutta Europa, per spiegare, convincere, meglio: coinvolgere. Poi dovremo essere sufficientemente flessibili per cambiare se sarà opportuno».
    Ha fatto cenno a Scariolo, al centro del vostro progetto tecnico da anni. Lo avete tenuto anche part-time. Ci può spiegare il vostro rapporto? «Dovrei dire tante cose, le nostre vite si sono incrociate tante volte. La prima nel 1997 a Vitoria: due anni assieme in cui lui mi ha fatto capire cosa si deve fare per diventare un professionista vero. Mi ha dato l’indirizzo e questo mi ha aiutato tantissimo per il prosieguo della carriera, poi ci siamo ritrovati a Malaga, nel Khimki, anche in Nazionale. Infine, da presidente è diventato il mio allenatore. Sergio spinge tanto e mette pressione, ma sempre par far crescere l’organizzazione in cui lavora. Questo è molto importante. Il nostro rapporto è molto profondo, professionale e personale. Parliamo tanto e ci capiamo facilmente, anche con uno sguardo. Poi pensa basket 24 ore al giorno. Mi chiamava all’una di notte dal Canada per dirmi di aver trovato un ragazzo futuribile di 16 anni»
    L’importanza delle finestre per Fiba Europe e per le singole federazioni: la Spagna ha allargato il bacino di giocatori per la Nazionale. Ma non solo. «Ogni cambio di regole è difficile, ma bisogna adattarsi. Ci siamo detti di provare in due modi concreti a sfruttarle per crescere. E anche su questo Scariolo è stato decisivo. Prima per scegliere i 12 giocatori potevamo pescare tra 18-20. Oggi ce ne sono quasi 50. Nel 2017 abbiamo fatto un raduno nei pressi di Malaga con pochi giocatori che non erano mai stati in Nazionale. Nessuno capiva perché lo facessimo. Volevamo valutarli da vicino e far capire loro cosa significa indossare la maglia. Un’altra osservazione sbagliata era: “chi gioca le gare della Nazionale nelle finestre poi non gioca in estate quando conta”. Nel 2019 quando abbiamo vinto il Mondiale e c’erano tre giocatori provenienti dalle finestre, nell’oro di Eurobasket 2022 ben l’80% veniva dalle finestre. Per noi è stata un’opportunità incredibile di sviluppo dei giocatori. Poi c’è la promozione. La Nazionale gioca sempre nelle grandi arene delle città principali: le finestre ci hanno permesso di portarla in città non grandi, o non di basket. Per rendere popolare uno sport bisogna portare la Nazionale in giro, renderla accessibile. Vale anche per Fiba Europe e per Paesi che non avevano esperienza di organizzare ad alto livello. Parlo anche di ticketing, promozione, tv. Ora tutte le federazioni sanno come fare». Finalmente Fiba Europe e Euroleague dialogano. Voi avete cominciato togliendo una finestra, Euroleague ha scelto di non sovrapporre il calendario a quella rimasta. Un inizio. «È importante il primo passo. Come in una maratona bisogna cominciare. Per Fiba Europe è fondamentale non avere più sovrapposizione di partite. L’ultima volta c’era l’Italia che giocava e in contemporanea o quasi Milano-Bologna di Eurolega. Ma resta tantissimo da fare. Dobbiamo avere la voglia di riordinare il basket in Europa: non soltanto le finestre, ma anche i campionati nazionali, chi possa giocare, quante competizioni di club vogliamo in Europa: se 4 come oggi o meno. Abbiamo un anno o due per cercare di arrivare a un accordo, non sarà facile, ma essere seduti allo stesso tavolo e poter parlare spesso è fondamentale. Non so se arriveremo a un accordo però la comunicazione è molto intensa, stretta. Dobbiamo rimettere i giocatori al centro. Per esempio non possiamo permetterci che Rudy Fernandez che vuole giocare perché ama il basket giochi quasi 95 partite tra campionato, coppe, supercoppe e quant’altro. Dobbiamo salvaguardare la salute e non pensare che un protagonista possa esserci sempre o che sia al massimo. Significa anche salvaguardare lo show».
    Il futuro degli Europei? «Se parliamo di maschile, l’ultimo Europeo è stato il migliore tra quelli recenti per organizzazione e livello tecnico, atmosfera, intensità. Incredibile, Ora dobbiamo aiutare le federazioni che organizzeranno il prossimo a mantenere questo livello. Nel femminile, invece, abbiamo visto che il pubblico non è stato come vorrei. Dobbiamo pensare e trovare i motivi per cui non è stato così attrattivo. Cambiare per cambiare non serve, dobbiamo trovare la strada giusta. E sempre sul femminile dobbiamo pensare anche alle coppe. Col basket femminile abbiamo un’opportunità: sono stanco di sentire che dobbiamo aiutare giocatrici e club femminili. Dobbiamo dare loro valore. Ci sono state partite di altissimo livello. Se uno vede una partita, poi torna. Dobbiamo promuovere meglio, rendere più visibile. Partendo dai campionati Nazionali? A volte le cose crescono dal basso verso l’alto, a volte viceversa. Ci sono momenti in cui devi fare un grande sforzo promozionale per i grandi eventi. Allora il pubblico, i ragazzini e le ragazzine si interessano. L’anno scorso nella finale di Coppa della Regina c’erano 10mila persone. Giorni fa mi chiedevano se il successo giovanile in Spagna sia stato dettato dai club o dalla Federazione. Domanda senza senso perché il basket è uno. E c’è una sola squadra». LEGGI TUTTO

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    Europei femminili di basket, storico successo del Belgio!

    LUBIANA (Slovenia) – Il Belgio sul tetto d’Europa: per la prima volta nella storia, la squadra femminile di basket vince gli Europei di categoria battendo in finale la Spagna. Il punteggio (64-58) è maturato dopo una sfida piuttosto equilibrata: l’allungo decisivo è arrivato nell’ultimo quarto dove la Spagna non è riuscita a tenere il passo delle avversaria. LEGGI TUTTO

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    Gigi Datome, intervista esclusiva: “Ora parlo con Pozzecco”

    Datome, la sua è stata una stagione tormentata: gli infortuni, poi un virus. Lo scudetto e il premio di MVP dello spareggio quanto la ripaga per quello che ha passato?«Alcuni problemi sono purtroppo fuori dal nostro controllo. Il virus è stata la cosa peggiore, perché anche quando sono tornato ero molto debilitato a livello muscolare. Mi ha dato davvero fastidio. Però sapevo che con il tempo avrei ripreso la condizione, e speravo di farmi trovare pronto quando Messina avrebbe ritenuto opportuno utilizzarmi. Ero concentrato su questo, senza ascoltare alcuna voce esterna. Ero convinto di avere tanto da dare alla squadra e sono felice di averla aiutata a vincere il secondo scudetto di fila».
    È stata un’annata difficile anche per tutta l’Armani: lei è stato tentato qualche volta di dire “qui crolla tutto”?«È la domanda giusta, perché la possibilità c’era. Ma vedendo la squadra allenarsi, mi rendevo conto che c’era una grandissimo impegno quotidiano e tanta serietà. Io ho vissuto la realtà di tanti gruppi, e so che queste cose alla fine ti portano dei dividendi. Abbiamo vissuto tanti mesi bui, soprattutto in Eurolega, dove eravamo lontani dal livello che volevamo mostrare. Eppure non c’è stato mai un giorno in cui qualcuno ha scosso la testa in palestra. Ripeto, il lavoro ci ha portato a giocarci lo scudetto, che per altro poteva finire a noi come a Bologna. Quando siamo stati tutti bene abbiamo fatto vedere la migliore pallacanestro».
    Queste ultime sono state notti particolari per lei. Ansia?«No, è stato solo un sonno poco regolare: mi svegliavo, pensavo alla partita, sognavo la gara. Avrei voluto giocare subito perché l’attesa era davvero snervante. Io se fosse possibile mi piacerebbe disputare quattro partite in quattro giorni: è l’attesa tra un impegno e l’altro che è snervante! Poi in campo diventiamo tutti calmi e sappiamo cosa fare».
    A fine gara 7 Teodosic si è avvicinato e l’ha abbracciata. Che segnale è per il basket?«È stata una serie fisica, con colpi anche al limite del proibito. Alla fine ci si complimenta a vicenda: la bellezza di questo scudetto sta anche nel valore dell’avversario».
    Anni fa Milano era una sorta di buco nero per i giocatori italiani. Con l’arrivo di Messina è cambiato tutto: cosa ha di speciale Ettore, allenatore estremamente esigente?«È difficile, ma io venivo da cinque anni con Obradovic, che non sono stati propriamente una passeggiata… Quando lavori con queste leggende del basket, ti fanno sudare. Però a fine stagione festeggi dei titoli: ogni cosa acquista un senso, e capisci. Ettore ha un grande senso di dedizione e di responsabilità. E la cura dei dettagli: lui ogni partita la tratta come se fosse una gara 7 per lo scudetto».
    Lei non solo ha segnato 16 punti, ha persino annullato Belinelli, pericolo pubblico numero 1. Come ha fatto?«Abbiamo provato per tutta la serie a difendere su Marco, e lui ha sempre fatto dei canestri pazzeschi. Due giorni fa ha fatto dei tiri magari persino più facili rispetto al passato, e non gli sono entrati».
    “Il gigante del campetto” è un fumetto in cui lei, protagonista, insegna ai bambini i valori della vita, soprattutto avere fiducia nei propri compagni. Valori che ha ritrovato anche all’Armani?«Se ho potuto fare una gara come quella di venerdì è perché ho ricevuto tanta fiducia dai miei compagni: mi hanno cercato, mi hanno trovato, hanno creduto in me. Senza fiducia reciproca non si va lontano».
    Vuole dire qualche cosa a quello scansafatiche di Melli, che subdolamente ha commesso subito due falli per riposare in panchina e poi fare il fenomeno nel secondo tempo?«Ma no, poveraccio! (risponde ridendo Datome cogliendo l’ironia, ndr). Ci ha trascinato sempre, ha giocato tutte le partite tra Italia ed Eurolega, facendo un fantastico lavoro fisico, di presenza, di energia. Quindi un enorme pezzo di questo scudetto porta il suo nome».
    Purtroppo dobbiamo chiederglielo: il suo futuro sarà ancora a Milano?«Adesso penso solo a festeggiare e andare in vacanza con la famiglia. Poi con calma, serenamente, prenderemo la decisione migliore per tutti».
    E la Nazionale, di cui lei è capitano?«Ecco, questo sì è il momento di parlare con il ct Pozzecco. Perché di cuore io in azzurro voglio sempre esserci. Però voglio anche capire con il Poz se sarà giusto e utile per la squadra». LEGGI TUTTO