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F1, Intervista a Carlos Sainz al suo primo Gp di Spagna con la Ferrari

In occasione del Gran Premio di Spagna di Formula 1, il pilota spagnolo della Scuderia Ferrari, Carlos Sainz, è stato protagonista di una lunga intervista nella quale si è raccontato sia come pilota che come uomo.

Il Gran Premio di Spagna è la gara di casa per Carlos Sainz che nelle sue sei apparizioni a Montmeló ha sempre raggiunto la zona punti. Il suo miglior risultato fin qui è stato per due volte il sesto posto, centrato lo scorso anno e nel 2016, alla sua seconda stagione in Formula 1.

Dicono che tu sia un vero intenditore di hamburger… Cosa rende speciale un hamburger? Dove hai mangiato il migliore?
Adoro gli hamburger! Credo che i capisaldi di un buon hamburger siano la carne e il pane. Anche gli altri ingredienti hanno la loro importanza… ma senza una carne succosa e un panino perfetto non si può avere un risultato da dieci! Cerco di mangiare hamburger in ogni città in cui andiamo a correre e posso senz’altro dire che è a Melbourne che ho assaggiato il migliore.

E cosa ci dici del golf? Abbiamo sentito dire che giochi con un handicap 9. Potresti dunque giocare a livello professionale se ti mettessi in testa di farlo? Senza dubbio pensiamo che sul campo da golf sia tu il migliore tra i tuoi avversari in pista.
Il golf è il metodo migliore per liberare la mente da ogni pensiero e trascorrere tre o quattro ore all’aperto con gli amici e la famiglia. Un giro a golf richiede concentrazione assoluta e può diventare molto competitivo. Giochi contro gli altri ma anche contro il tuo proprio handicap. Mi piace. Ad ogni modo, per giocare a livello professionale dovrei smettere di fare i Gran Premi e per il momento posso assicurarvi che questo non succederà. Sono contento quando vedo che altri piloti si avvicinano al golf. Se si alleneranno abbastanza, sono certo che ridurranno velocemente il loro handicap.

Come ti sei appassionato al pugilato? In che categoria saresti se lo facessi a livello professionale? Chi è il tuo pugile preferito?
Il mio coach ha lavorato con un pugile professionista e ha imparato molte cose in quel periodo. Qualche anno fa abbiamo deciso di introdurre la boxe nel mio allenamento di routine e mi è piaciuta molto. È una disciplina che richiede forza e porta il sistema cardiovascolare al limite. C’è anche molta tecnica, per cui più ti alleni e più ti vuoi migliorare. Immagino che sarei un peso medio o medio alto, a seconda della dieta… e degli hamburger! Attualmente seguo moltissimo Canelo Alvarez e Ryan Garcia.

Sei noto per avere un’etica lavorativa molto forte. Questo rigore deriva da tuo padre? Cosa ti ha insegnato in merito alla preparazione e alla pressione che si può sentire addosso?
Mio padre è stato un grande sostegno nel corso di tutta la mia carriera e da lui ho imparato molte cose, come l’attenzione al dettaglio che ho ritrovato in me fin da bambino. Da lui ho anche imparato che non si ottiene nulla rimuginando troppo su un esito negativo o rilassandosi e festeggiando troppo per un buon risultato. In entrambe le situazioni devi analizzare attentamente quello che è accaduto, imparare, migliorare, ricominciare da zero e poi guardare avanti alla prossima sfida.

Sembra che tu, Caco e Rupert abbiate un bellissimo rapporto dal punto di vista e personale, e professionale. Quanto è importante avere queste persone al tuo fianco? Lavorare in una bolla vi ha uniti ancora di più oppure volevate farvi fuori a vicenda?
Credo che avere al proprio fianco le persone giuste sia la chiave del successo per qualsiasi atleta. Quando hai completa fiducia nella tua squadra, puoi concentrarti di più sull’aspetto sportivo e ciò si traduce in una migliore prestazione. La Formula 1 è uno sport molto particolare perché si va in un gran numero di paesi in soli nove mesi, e quindi finisci per trovarti a trascorrere molto tempo con la tua squadra. Nel mio caso credo di aver trovato un ottimo equilibrio tra di noi. Sappiamo come distinguere il lavoro dal tempo libero. Abbiamo un approccio molto professionale nei confronti dello sport, pur divertendoci e godendo dell’esperienza che l’avventura in Formula 1 ci permette di vivere.

Non molto tempo fa venivi presentato come “il figlio di Carlos Sainz”, mentre adesso è tuo padre ad essere chiamato “il papà di Carlos Sainz”. Ne parlate mai a tavola tra di voi?
In verità non ne parliamo più di tanto. Credo sia del tutto normale. Quando sei un ragazzino, è normale che venga presentato come “il figlio di” e qualche anno fa avevo ancora molto da dimostrare nel mondo del motorsport. Ora le cose si sono ovviamente evolute, ma non credo proprio che sia il caso di dire che mio padre adesso sia conosciuto solo per essere mio papà. Lui si è meritato pienamente il diritto di essere chiamato “Re Carlos”! Devo ammettere che a nessuno dei due è mai piaciuto “Junior”, una etichetta che a volte è stata affiancata al mio nome, e quindi lui ha accettato di buon grado quella di “Senior”, per evitare la denominazione che non amiamo.

Uno dei rischi arrivando in Ferrari era quello di crescere contro uno dei piloti più quotati della Formula 1. C’è da dire però che prima che con Charles ti era già capitato con Max, Daniel e Lando. Sarai mica masochista?
Questa è la Formula 1. I venti piloti migliori del mondo sono qui e inevitabilmente dovrai competere contro di loro se vuoi diventare campione del mondo, anche se sono compagni di squadra. Fa parte del gioco. Se hai timore di andare contro un qualsiasi pilota, allora questo sport non fa per te.

Nel corso della tua carriera hai fatto delle scelte coraggiose: lasciare il programma Red Bull, trovare la tua strada in McLaren, poi entrare a far parte della Ferrari. Sembra che ragionare su queste importanti decisioni di carriera sia facile per te?
Credo che dietro ogni scelta di carriera ci sia un processo di decisioni adeguato. Una volta analizzati tutti i possibili scenari, con le informazioni a tua disposizione in ogni momento, è possibile valutare le varie opzioni e decidere cosa è meglio. Personalmente, una volta presa una strada, mi impegno totalmente. Solo il tempo ti dirà se quella via era giusta o sbagliata.

Essere pilota Ferrari comporta una forte pressione e le critiche del pubblico possono essere aggressive. Quanto è diverso guidare per la Ferrari, rispetto a McLaren, Renault, Toro Rosso?
Ogni pilota di Formula 1 ha molta pressione addosso, non solo chi guida per la Ferrari. Il fattore chiave non è quanta pressione c’è, ma come la si gestisce. Ci si aspetta che la Ferrari sia la migliore perché è la squadra più vincente nella storia di questo sport. Condividiamo lo stesso obiettivo, ovvero di tornare a vincere il prima possibile, e ciò inevitabilmente rende il livello molto alto. Faccio in modo che l’obiettivo ambizioso diventi motivazione, anziché pressione, la forza per andare avanti arriva anche da qui.

Da ragazzino, ritenevi Sebastian Vettel il modello ideale da simulare. Era questione di gentilezza, considerando che facevi parte del team junior della Red Bull, oppure Seb era davvero il tuo pilota di riferimento?
Conosco Seb da molti anni e nella mia carriera lui è stato sempre un punto di riferimento per me. Trascorrevo ore infinite al simulatore in Red Bull Racing mentre lui stava vincendo il Mondiale e ho imparato molto dal suo modo di fare, sia sulla pista che fuori. Lui è decisamente uno dei migliori piloti nella storia di questo sport e lo considererò sempre un modello da seguire per svariati aspetti.

Sei emerso dal programma junior della Red Bull quando la competizione era elevata tra Daniel, JEV, Daniil, te e Antonio Felix da Costa. Com’è stato? Eravate in competizione costante? Hai mai temuto di non farcela?
Tutti i programmi rivolti ai giovani sono concepiti per identificare i talenti migliori. Ovviamente la competizione era continua ma in modo sano. Vuoi dare prova di te stesso a tutti i costi e ogni volta che sali in abitacolo, vuoi battere gli altri, sia che si tratti di una gara che ci si trovi a una sessione di test o al simulatore. Sapendo quanto sia difficile ottenere un sedile in Formula 1, hai sempre il timore di non farcela. Ma se ti impegni, credi nel tuo talento, e lavori sodo, le paure vanno via e ti concentri per dare il meglio di te stesso.

Sei superstizioso? Quale squadra di calcio tifi?
Non sono superstizioso. Ho dei gesti di routine che mi piace seguire durante un weekend di gara, ma considerato che ogni paese, ogni circuito e paddock sono diversi, a volte devi cambiare e adattare anche quelle routine. La domanda sulla squadra di calcio è offensiva: Sempre e solo Real Madrid!

Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/CircusFormula1/~3/3B1U3Gu9Ngw/f1-intervista-a-carlos-sainz-prima-del-suo-primo-gp-di-spagna-con-la-ferrari.php


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